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Barbara 4

“Non sarai tornata subito in albergo immagino”
“No, appena uscita sono rimasta distesa per un’oretta sulla spiaggia a scaldarmi al sole, non volevo che il seme mi scivolasse fuori, lo sentivo dentro come adesso ed era come un orgasmo continuo per me. Quando sono tornata da mio marito lui si stava svegliando, doccia e colazione ma secondo me deve aver avvertito il cambiamento nel mio umore, pero’ non ha detto nulla”
“Tutto qui ? Mi hai raccontato tutto ? Non credo”
“No, non e’ tutto ma volevo finirla alla svelta. In breve la mattina dopo e sino all’ultimo giorno scappavo appena mio marito si addormentava e andavo a passare la notte nel capanno del pescatore, non ho mai provato tanto piacere in vita mia. La posizione che preferiva era prendermi da dietro, mi chiamava la sua cavalla o mula, non capivo bene.
Tornavo dopo diverse ore grondante di sperma e completamente distrutta e appagata, sono sicura che mio marito avesse capito perfettamente la ragione del mio improvviso cambiamento di umore e di comportamento ma non ne ha mai fatto cenno. Anzi l’ultima sera si e’ inventato un malessere ed e’ andato dormire alle otto, sapeva che dovevamo partire presto il giorno dopo e sono certa che mi ha voluto offrire una intera notte con il il mio amante sconosciuto”
“Non mi piace che tu abbia abbreviato la storia nel momento piu’ bello ma ormai si sta facendo tardi”
“Si Gabry, il tempo vola. Pero’ voglio dirti che al ritorno dal viaggio di nozze ero incinta, lui, i parenti, tutti erano pazzi di gioia come me. Non ti dico quanto siamo impazziti scoprendo che avremmo avuto una bella coppia gemelli”

A questo punto non la trattengo piu’, comincia a pomparmi come una ossessa e viene quasi subito, poi riprende ma anch’io adesso voglio la mia parte, la afferro con forza e la costringo ad alzarsi, non capisce, ha un tono irritato. “No, Barbara, voglio che tu sia la mia cavalla, fai la brava o ti metto il morso !”
Apro la portiera e la faccio scendere, senza complimentala piego sul sedile, alzo la gonna e scopro le sue chiappe bianche, con un piede le faccio allargare le gambe e mi impalo a fondo nella figa allagata e scivolosa.
Adesso posso scatenarmi, le tengo i fianchi e inizio a pompare a fondo, la sento mugolare, urlare, venire ma non mi fermo. Mi sembra che mi implori di fermarmi ma non la ascolto, con il cazzo la sto limando senza pieta’. Dopo diversi minuti sento che mi implora di venire, mi rendo conto di essere stato un po’ duro ma sbatterla cosi’ da dietro in un boschetto mi eccita troppo. Non sento nemmeno l’aria che si e’ fatta frizzantina, conta solo la figa bollente dove affondo ed il tepore delle palle che sbattono sul suo clito.
“Apriti che ti riempio, sei la mia cavalla da monta vero ?”
“Si, tutto quello che vuoi ma riempimi, non ne posso piu’, ne ho bisogno, sei un porco maledetto ma riempimi…adessooooooo….ah..ah…ah sto godendo ancora….mi fai morire”
Mi lascio andare e le sparo un’altra cascata di sborra nell’utero, come prima la sento impazzire e urlare parole sconnesse mentre spinge il culo verso di me per farmi entrare anche le palle.
Il flusso e’ sempre abbondante, forse meno denso ma ad ogni schizzo la sento singhiozzare, e’ una reazione che mi stupisce di nuovo ma ho ben altro a cui pensare.
Sempre conficcato dentro la faccio distendere sul sedile, resto immobile finche’ il suo pianto non si e’ calmato poi lentamente estraggo il cazzo fradicio.
“Stai distesa un poco ancora altrimenti allaghiamo la macchina”
Mi risponde annuendo con la nuca e rimane distesa come una bambola abbandonata sul sedile. Le accarezzo il sedere per rilassarla e finalmente la sento respirare distesa, trovo i fazzolettini e mi asciugo rivestendomi, meno male che il luogo e’ deserto ma non ci saremmo accorti di nulla nemmeno se ci fosse stata una folla.
Con delicatezza la convinco a sollevarsi, le asciugo gli occhi gonfi e le gote bagnate di lacrime pero’ Barbara ormai mi sorride felice anche se sono un po’ preoccupato per il suo ritorno in macchina visto che ormai si sta anche facendo tardi.
“Te la senti di guidare sino a casa ? Vuoi che ti accompagni ?”
“No Gabry, ti ringrazio ma non preoccuparti, mi sto riprendendo e tra poco saro’ perfettamente in forma e poi, lo sai, dobbiamo restare perfetti sconosciuti. Non vorrai per caso che ti indichi casa mia !”
Mi viene da ridere, decisamente Barbara sta tornando la donna forte e decisa di prima, ne sono felice. Si riveste e si infila gli slip asciugandosi il seme che le cola tra le cosce “Hai combinato un macello, sto colando come una fontana ma e’ una sensazione cosi’ erotica ! Ne avevo bisogno, un bisogno da perdere la ragione. La femmina ha bisogno di sentirsi piena del maschio”
Decisamente ci siamo ripresi, monta in macchina, la avvia e abbassa il finestrino per salutarmi, ci scambiamo un bacio casto come saluto.
“Ciao Gabriele, sento che ci rivedremo presto ma dobbiamo rispettare i patti, niente coinvolgimenti personali.”
Annuisco e sorrido
“Lo immagini ma ti confesso che non mi chiamo Barbara e non saprai mai il mio nome vero. Sono una signora seria e posata io. Inutile che ti segni la targa e’ una auto aziendale in leasing.”
“Ok Barbara, il tuo nome non mi importa, cosa potrebbe aggiungere al piacere di incontrarti ?”
Nei suoi occhi c’e’ un lampo indefinibile, mi guarda fisso negli occhi e parte sgommando come suo stile sollevando una nuvola di polvere nella carraia, speriamo che arrivi sana e salva da suo marito.
Fatico a riprendermi dal torpore, ormai il sole e’ tramontato e il pioppeto e’ silenzioso e scuro, sento scorrere la corrente del grande fiume poco lontano ed e’ un sussurro famigliare, non ho voglia di andarmene ma lentamente me ne faccio una ragione.
Esco dalla carraia e riprendo la strada pensando a Barbara, un uragano, un temporale estivo breve ma sconvolgente.

Gabriele Arcangeli

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