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Jasmine 3

Non fingo imbarazzo. Non riuscirei. Ok, Jasmine. Andiamo in bagno. Ho solo un problema. L’erezione. Non sarà semplice fare pipì. Devo distrarmi. Ridi. Già. Distrarmi.
In piedi, davanti alla tazza. Mi guardi. Sbottono i jeans. Li abbasso più del necessario. Molto di più di quanto farei se fossi solo. A parte il fatto che se fossi solo mi siederei. Non ora. Voglio tu veda. Anche tu vuoi vedere, immagino.
I boxer seguono i pantaloni. Il mio sesso punta verso l’alto. Duro. Lo guardi. Dici qualcosa. Qualcosa che mi piace. Poi resti in attesa. Distolgo lo sguardo da un corpo minuto, proporzionato, desiderato. Chiudo gli occhi. Non so a cosa penso. Non ricordo. Il sangue defluisce. Il muscolo si rilassa. La tua richiesta viene esaudita. La situazione ti diverte. Mi sciacquo velocemente. Torniamo sul letto. Tocca a me. Vinco io stavolta.
Era ora. Finalmente.
Mi osservi sospettosa. Non temi la mia scelta. Semplicemente aspetti.
Abbiamo tempo. Tutto il tempo che vogliamo. Non c’è fretta. Penso.
Jasmine, voglio che ti masturbi. No, non devi spogliarti. Infila la mano nei jeans. Dentro gli slip. E masturbati.
Non tentenni. Ti limiti a puntare i tuoi occhi, grandi, nei miei. Non c’è aria di sfida. Non c’è rimprovero. Ti sdrai sul fianco sinistro. La mano destra sbottona i tuoi jeans. La mano destra si infila fra le tue gambe. Il movimento è inequivocabile.
I miei boxer riprendono a pulsare. La mano si muove. Rotea. Le palpebre calano leggermente. Ad intervalli regolari un tremito attraversa il tuo corpo. Sospiri. Non sei più sul fianco. Inarchi la schiena. Spingi il bacino. Il movimento non è più circolare adesso. E’ lineare.
Avanti. Indietro.
Dentro, immagino. Fuori, immagino.
Non so per quanto tempo vai avanti.
Non so se raggiungi l’orgasmo. Fermati adesso. Ti fermi. Riabbottoni i jeans.
Un altro giro. Altri giri. Quanti? Non lo so.
Jasmine, hai vinto. Adesso vuoi che sia io a masturbarmi. Vuoi guardare. Non devi certo pregarmi. Mi adagio sul letto. sfilo definitivamente i jeans, perchè sia chiaro che non li indosserò nuovamente. Abbasso i boxer. La mia mano si stringe in un movimento più volte provato. Mi masturbo piano. I testicoli sono tesi. Procedo, lento. Vedi Jasmine? La punta è bagnata. Sono molto eccitato. Non lasciare che vada avanti per troppo tempo. Rischio di venire. Così. Da solo. Sarebbe un peccato, non trovi?
Adesso masturbati tu Jasmine. Sì, di nuovo. Senza pantaloni stavolta. Senza niente. I tuoi jeans sono minuscoli. La tua vita è stretta. Il perizoma, nero, è di una misura inimmaginabile.
Quel perizoma, per ragioni che conosciamo solo io e te, Jasmine, resterà a casa mia. Non avrò occasione di restituirtelo. Un giorno verrà individuato nella tasca di un mio vecchio giaccone, in un angolo dell’armadio, da una zelante fanciulla. Temporanea compagna di vita. Non potrò mai dimenticare la sua espressione di fronte al tuo perizoma. Di fronte alla misura del tuo perizoma. Di fronte alla circonferenza dell’elastico.
Sfili il perizoma. Il tuo pube è completamente depilato. Lo intuisco liscio. Appena rasato. Lo constaterò presto. Le labbra sono piccole, non sporgono. Ti sdrai. Le tue gambe si aprono verso il mio sguardo. Il nettare riluce alla fiamma delle candele. Vorrei assaggiarlo. Adesso.
C’è tempo. C’è tempo.
Cominci a toccarti. I movimenti sono uguali ai precedenti. Circolari, sul clitoride. Lineari, dentro la vagina. Piccola, apparentemente stretta da non poterci entrare. Le tue dita entrano, però. In coppia. Come se un solo dito potesse smarrirsi in quel misto di calore ed umido che, per ora, mi limito ad immaginare.
Ho vinto di nuovo io. Baciami. La bocca. Vediamo cosa sai fare. Bocca fresca, profumata. Lingua giovane e sfrontata. Salive che si mischiano. Senza sfiorarci. Solo le bocche incollate.
Suona il cellulare, il mio. E’ Monia.
Jasmine, hai problemi di orario? No. Bene, tanto più che ti accompagnerò io a casa o dovunque vorrai.
Monia? Per stasera non so ancora dirti se riesco a liberarmi, ci sentiamo più tardi.
E’ il tuo turno. Ti masturbo. Sei davvero stretta. Poco profonda. Mi gira la testa al pensiero di penetrarti. Adesso masturbami tu. Piano Jasmine. Piano.
Vinco di nuovo io. Ti chiedo qualcosa di particolare. Qualcosa che sapevi già avrei potuto chiederti. Qualcosa per la quale il tuo perizoma resterà con me. Sostituito da quello che hai nel tuo zaino. Lo fai. Lo facciamo. Mi piace. Ti diverte.
Adesso vuoi di nuovo la mia bocca. La vuoi tra le tue gambe. L’avrai, ma prima togli anche la maglietta. Non indossi il reggiseno. Il seno è piccolo. Tonico. Giovane. Il mio viso affonda fra le tue gambe. Il tempo si ferma. Per entrambi. Nessuno mi ha mai fatto venire così, solo baciandomi. Jasmine, rilassati. Vorrei proprio essere il primo. Almeno in questo. Lo penso ma non lo dico. Mi sdraio sulla schiena. Ti invito a cavalcare il mio viso. Appoggi le mani alla parete. Afferro i tuoi fianchi. La mia lingua riesce a penetrarti quasi interamente. Ti agiti. Così facendo il clitoride è sollecitato dal mio labbro superiore, dal naso. L’orgasmo arriva. Inaspettato. Spingi verso il mio viso. Sei leggera, non mi fai male. Bevo. Ogni goccia del tuo piacere. Sembri esausta. Il gioco prosegue.
Voglio sentire la tua bocca. Su di me. Prendilo in bocca.
Ti avvicini al mio membro. Scosti i capelli. Lo baci. Lo succhi.
Non t’ho insegnato io
quello che stai facendo adesso da dio…
mi fai tremare il cuore, mi fai smettere di respirare
La tua abilità, la partecipazione, la capacità di farmi godere mi stupisce.
Non è possibile. Dimostri un’esperienza che non puoi avere. Non puoi avere.
Ti fermo. Appena in tempo ma ti fermo.
Un altro giro di carte. Jasmine, voglio entrare dentro di te. Voglio fare l’amore con te. Voglio scoparti.
Come? Sdraiati. La sproporzione nelle dimensioni è evidente. Dovrei squarciarti. Dovrei farti male davvero. Dovrei tornare in me e fermarmi. Ma il tuo corpo è pronto come e più del mio. Non ti faccio male. Entro facilmente. In apnea. Entrambi siamo in apnea mentre varco la soglia del tuo corpo. Sollevo le tue gambe sulle mie spalle. Non ho bisogno di entrare del tutto per raggiungere le zone più profonde. Ti piace. Mi piace. Vieni ancora.
E verrai ancora quando sarai tu a cavalcarmi.
Non potrai venire, invece, quando ti prenderò da dietro. La vista delle mie mani sui tuoi fianchi stretti. La tua schiena piccola e perfetta. Le tue natiche sode e vergini. Perdo il controllo. Sono costretto a fermarmi prima che tu raggiunga l’apice del piacere.
Devo venire Jasmine. Devo. Non posso attendere oltre.
Vorrei sentire ancora la tua bocca. Voglio riempire la tua bocca. Mi hai già detto che ti piace ingoiare.
Non esistono ancora i blog ma se tu ne avessi uno potresti farti prestare un banner da una blogger che la pensa come te. E ingoia.
Jasmine riprende a succhiare. Mi rilasso. Non mi trattengo. Poche decine di secondi e il piacere sgorga, schizza fra le sue labbra. Grido, emetto versi incontrollati. Incontrollabili. Spingo, perdo il fiato. Jasmine non si ferma. Si muove, accarezza con la lingua. Rallenta ma non molla. Incrocia il mio sguardo, sorride, sempre tenendo il cazzo in bocca.
Poi lo lascia andare. Una goccia di sperma finora rimasta intrappolata nei cunicoli che dai testicoli risalgono al glande, decide di fuggire. La lingua di Jasmine se ne impossessa trasmettendomi un ulteriore brivido di piacere.
La tiro a me. Sul mio corpo. Bacio la sua bocca. Jasmine, sei semplicemente fantastica. Ride. Probabilmente non ti rendi conto. No. Credo proprio di no.
Il gioco prosegue. Ancora sentirò il tuo sapore. Ancora sentirai il mio. Monia può aspettare.

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