Si, forse non era quello che volevi, di certo io non lo volevo, non lo cercavo. Come avrei potuto ?
Eppure e’ successo, quasi che una forza estranea ci volesse usare come strumenti di un suo disegno per noi sconosciuto.
Non era il luogo, il tempo, perche’ succedesse e niente poteva farcelo immaginare. Ma e’ successo, inevitabilmente.
Non era il luogo, il tempo, perche’ succedesse e niente poteva farcelo immaginare. Ma e’ successo, inevitabilmente.
Un uomo, una donna, una piazza assolata della tua citta’ o almeno non della mia, il pomeriggio inoltrato di una giornata affannata e pesante nella quale mille pensieri mi affollavano la mente ed il mio cuore taceva, non era il suo tempo per parlare.
Non ti ho vista arrivare, forse ti ho guardata ma le immagini degli occhi non arrivavano alla mente troppo immersa in altri pensieri, il lavoro, la discussione aspra appena affrontata con i collaboratori, la difficolta’ di far capire loro quanto la mia posizione fosse davvero innovativa e potente. No, mi trovavo davanti occhi nei quali la luce dell’intelligenza e della creativita’ si era ormai spenta in anni passati a contare solo denaro, non gioia, non sogni, persone abituate a misurare il bello solo con quanto costava. Gente che affida la propria immortalita’ solo agli spermatozoi.
Ho sentito solo il leggero fruscio della tua gonna mentre ti sedevi al mio fianco in quella panchina solitaria circondata da un fazzoletto di verde, unico baluardo all’infuriare del traffico chiassoso e nevrotico della piazza. Un rumore cosi’ tenue ha sovrastato il muggire dei bisonti di ferro lanciati alla carica e questo gia’ mi doveva mettere in guardia.
Ma l’ho sentito distintamente e mi sono girato a guardarti sorpreso, come se la mia indifferenza fosse stata una colpa, come risvegliato di colpo da un sogno, da un brutto sogno.
Ma l’ho sentito distintamente e mi sono girato a guardarti sorpreso, come se la mia indifferenza fosse stata una colpa, come risvegliato di colpo da un sogno, da un brutto sogno.
Non eri appoggiata allo schienale ma semplicemente seduta a gambe strette e le mani in grembo, giovane, stupendamente giovane e’ cio’ che ho pensato subito. E poi mi ha colpito il tuo sguardo timido come se volessi farti perdonare l’intrusione, la maleducata invadenza che avevi commesso nei miei confronti. ma c’era anche un accenno di sorriso sulle tue labbra come per chiedermi scusa ed io ti ho ringraziata nello stesso modo, anch’io timidamente.
Hai capito che ti avevo perdonata e ti sei lasciata andare appoggiando la schiena e lasciando che le tue mani si sciogliessero dall’intreccio nervoso di prima. E mi sembrava di sentire il tuo respiro diventare piu’ lento, profondo, come il mio del resto. Non ci guardavamo ma ognuno sentiva la presenza rassicurante dell’altro, io la avvertivo addosso quasi come un calore dolce e avvolgente.
Sapevo che c’eri anche se non ti vedevo, mi piaceva pensarti, sentirti al mio fianco. Ho cercato di tornare ai miei pensieri ma non c’erano piu’, anzi no, c’erano ancora ma adesso mi sembravano cosi’ lontani, piccoli, meschini, tu li sovrastavi e li cacciavi via, lentamente sentivo la tua presenza avvolgermi, penetrarmi ed era una sensazione dolce, tenera ed inebriante insieme. Ti ho spiata per timore che ti fossi volatilizzata ma invece ho incrociato il tuo sguardo adesso sorridente, mi sei sembrata bellissima, questo ho pensato subito ma non saprei dirtene i motivi.
Non ricordo se eri bionda o altro, mi sembra che tu fossi vestita molto semplicemente, gonna, camicetta ma non saprei dirne la foggia o i colori. No, un braccialetto, questo lo ricordo distintamente, un piccolo bracciale di pizzo o forse solo stoffa color azzurro. Ma chiudendo gli occhi ti sentivo distintamente al mio fianco e stavo bene insieme a te.
Avrei voluto che non te ne andassi piu’ anzi che tu mi fossi stata vicina da sempre per donarmi tanta serenita’ e tenerezza.
Avrei voluto che non te ne andassi piu’ anzi che tu mi fossi stata vicina da sempre per donarmi tanta serenita’ e tenerezza.
Mi sono chiesto se ero pazzo, se questo uragano di sensazioni fosse il preludio alla follia, ma come poteva una sconosciuta che casualmente si e’ seduta sulla mia stessa panchina per riposarsi un attimo, scatenarmi dentro queste emozioni cosi’ forti e nitide ? Non avevo risposta ma non mi serviva, mi bastava essere felice, finalmente senza alcuna ragione logica, felice e basta con te.
Come spinto da una forza incontrollabile mi sono voltato e ti ho guardata fissa.
— Ciao
Non sono riuscito a dire altro ma i miei occhi ti dicevano tutto cio’ che sentivo dentro e mi hai guardato, questa volta con una espressione indecifrabile, non solo stupore.
— Se le dispiace che mi sia seduta qui me ne vado subito, ho solo male ai piedi, queste scarpe sono maledette.
Ecco, finalmente capivo la sua espressione, un sottile dolore unito al sollievo per essersi seduta vicina a me a riposare i piedi doloranti. La voce era decisa adesso, venata da un forte accento che mi ricordava il luogo in cui ero, la sua citta’.
— Eppure le ho pagate un sacco di soldi ma quella commessa era un’imbrogliona, me le ha volute rifilare per forza. Non c’e’ nulla di peggio che il dolore ai piedi, non trova, signore ?
Non ero preparato a sostenere una conversazione su questo argomento ti guardavo e cercavo di farti pertecipe delle mie sensazioni. Ma continuava inarrestabile.
— Lei dovrebbe provare a camminare con le scarpe strette, e’ un inferno che non si puo’ immaginare. L’anno scorso a mia cugina sono venute delle vesciche grandi come una moneta da due euro, poverina, mi faceva pena perche’ doveva uscire in pantofole. E poi c’era il rischio delle infezioni, il medico le ha fatto mettere…………
— Ciao
Non sono riuscito a dire altro ma i miei occhi ti dicevano tutto cio’ che sentivo dentro e mi hai guardato, questa volta con una espressione indecifrabile, non solo stupore.
— Se le dispiace che mi sia seduta qui me ne vado subito, ho solo male ai piedi, queste scarpe sono maledette.
Ecco, finalmente capivo la sua espressione, un sottile dolore unito al sollievo per essersi seduta vicina a me a riposare i piedi doloranti. La voce era decisa adesso, venata da un forte accento che mi ricordava il luogo in cui ero, la sua citta’.
— Eppure le ho pagate un sacco di soldi ma quella commessa era un’imbrogliona, me le ha volute rifilare per forza. Non c’e’ nulla di peggio che il dolore ai piedi, non trova, signore ?
Non ero preparato a sostenere una conversazione su questo argomento ti guardavo e cercavo di farti pertecipe delle mie sensazioni. Ma continuava inarrestabile.
— Lei dovrebbe provare a camminare con le scarpe strette, e’ un inferno che non si puo’ immaginare. L’anno scorso a mia cugina sono venute delle vesciche grandi come una moneta da due euro, poverina, mi faceva pena perche’ doveva uscire in pantofole. E poi c’era il rischio delle infezioni, il medico le ha fatto mettere…………
Ormai non sentivo altro che il suono indistinto della sua voce, il mio sguardo era fisso all’infinito ed il benessere di prima quasi del tutto scomparso.
— ……… secondo me dovrebbero mettere in galera chi vende scarpe di quel tipo. Eppure il tacco non era alto, sembravano comode ma poi dopo poco……… succede sempre cosi’….. mi ricordo questa estate a Freggene con i sandali………
— ……… secondo me dovrebbero mettere in galera chi vende scarpe di quel tipo. Eppure il tacco non era alto, sembravano comode ma poi dopo poco……… succede sempre cosi’….. mi ricordo questa estate a Freggene con i sandali………
Come spinto da una forza sovrumana mi sono alzato e senza voltarmi mi sono diretto verso il limite dell’aiuola, il rumore infernale del traffico mi avvolgeva come ovatta cancellando il suono della sua voce, cara compagna di sosta.
Ma possibile che non ci siano altre panchine piu’ defilate nelle quali starsene in pace a pensare agli affari propri !
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